venerdì 11 giugno 2010

Articolo di Don Vittorio Chiari sulla prima

Tre giorni di esaurito a San Rocco per “Cose di cuore”, un musical dedicato a don Bosco, una specie di “West side story” di Bernstein, dove non si fronteggiano due bande di strada, americani e portoricani, ma giovani borghesi e un gruppo di ragazzi e ragazze al margine, i cosiddetti guasti di una parrocchia di città, alla quale giunge un giovane prete, don Bosco. E’ un prete insolito, armato di buona volontà, che non si ferma all’oratorio o alla chiesa, ma vuole conoscere i posti dove vivono questi giovani, che lui sente suoi prima ancora di averli conosciuti. Frequenta i loro luoghi, che sono il bar e la discoteca, la strada, cercando di entrare in dialogo ma venendo da loro rifiutato. Cosa viene a fare un prete tra giovani, che hanno rifiutato una chiesa che sentono distante da loro, la famiglia che non li ama e dalla quale sono fuggiti, adulti preoccupati delle cose e del potere?… I dialoghi sono rapidi, a volte ingenui, ma le musiche, i canti e le danze sono entusiasmanti, trascinano ed entusiasmano il pubblico di giovani e di adulti, che gremivano il San Rocco. Si vede che la musica e la danza sono il linguaggio dei giovani d’oggi, che stentano forse con la parola ma si trasformano con il rap, dove il prete stesso è coinvolto, con il rock e i ritmi loro congeniali. Una colonna sonora degna di un palazzo dello sport o sale con ampi palcoscenici che sono lo spazio ideale per questi spettacoli che oggi “tirano alla grande”, basti confrontare i Cartelloni delle grandi città, dove il musical arriva anche all’Arcimboldi!

Don Bosco è un santo piemontese, tenace: non si arrende di fronte ai giovani che lo cacciano dal bar o dalla discoteca, dai luoghi dove si radunano. La sua arma è la tenacia,il segreto è il linguaggio del cuore, l’amore, del quale tutti sono assetati, benestanti e ragazzi di strada. Il segreto gliel’ha consegnato nel sogno un Maestro formidabile ed una Donna che è la Madre: sono ragazzi che non li trasforma c la violenza, ma andando incontro a loro con amore, dissotterrando quanto di buono hanno dentro. E’ la parte finale del musical, che ha bisogno di essere rivista per una “conversione” fin troppo rapida, dove i canti più melodici e sereni, inducono alla meditazione e non sono scatenanti come in tutto il musical. E’ una osservazione che nulla toglie allo spettacolo, applauditissimo, dove colpisce l’età giovane dei simpatici giovani dell’Oratorio san Rocco, così capaci di tenere la scena, di giocare insieme, danzando e cantando, dove emerge la fusione di un gruppo, che, provando e riprovando per un anno, si è fuso in amicizia, per cui alla fine non si soffermi su alcuni personaggi perchè tutti appaiono protagonisti principali, essenziali l’uno all’altro.

Dedicato a don Bosco ma facendo memoria di due figure carismatiche dell’oratori, Aldo Gusmeroli e Attilio Tempra, merita di essere esportato da giovani che continuano la tradizione del teatro di San Rocco, passando dalle commedie tradizionali dei vari Viganò Marcello e Luciano Erba alle operette musicali alla Rivista al musical "Cose del cuore", dove i mezzi moderni intervengono a dare splendore allo spettacolo. Indovinate le luci, azzeccate le proiezioni e intelligente, il gioco “meccanico” della scena. Quaranta giovani in scena su un palco che è apparso ridotto, sacrificando in qualche momento le coreografie curate da Sofia Di Capite, Ilaria Gianola e Chiara Tam. I testi sono di Gabriele Gianola e Davide Giugni che con Gabriele Armanasco hanno curato anche la regia. Le canzoni di Rosi e Aldo Gusmeroli, di Luca Venturini e di artisti vari, che hanno beneficiato dell’ottima registrazione, curata dall’inossidabile Aldo Fasolini in studi professionali a Milano e che è stata l’anima di questo cambio generazionale negli attori e attrici del San Rocco.

don Vittorio

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